Fin da piccolo ho sempre avuto un'attrazione speciale per il trash: alle elementari mi piacevano le bambine cesse, alle medie mi piacevano le ragazze cesse… al liceo stavo insieme a donne cesse.
Questa propensione per l'orrido mi ha accompagnato nel corso degli anni, finendo poi per interessare non solo i miei gusti sessuali ma anche quelli televisivi, musicali, cinematrografici.
Oggi, oltre a continuare a stare con ragazze cesse (ma sto provando a cambiare), vengo attirato fortemente da tutto quello che può essere definito "spazzatura mass-mediatica": adoro i film della serie "Il ragazzo dal Kimono d'oro"; ascolto a rotella canzoni di autori sconosciuti… più fanno schifo e più mi emoziono; non mi perdo una televendita sulle reti locali; mi fanno impazzire le pubblicità realizzate con due soldi.
Il Garzanti dà una buona definizione del termine trash: "si dice di prodotto di comunicazione di massa (letteratura, cinema, televisione ecc.) che riflette un gusto scadente, volgare".
A questa spiegazione, però, manca quel quid capace di rendere appieno il reale significato della parola.
Trash, infatti, non è più una semplice sequenza di lettere… il trash è diventato qualcosa di più, è uno status, un modus vivendi (non so che cazzo voglia dire "modus vivendi" ma l'ho sentito una volta al Maurizio Costanzo Show).
C'è gente che basa la propria vita sul trash; ci sono persone che credono profondamente in questo stile di vita. Come dire: "il trash è per molti ma non per tutti".
È molto facile produrre o guardare distrattamente della spazzatura… ma è difficilissimo creare o apprezzare completamente un buon prodotto trash.
Non ci si può improvvisare "monnezzari" dal giorno alla notte. Artisti o semplici appassionati del trash si nasce, non si diventa… è una passione che nasce da dentro, dal profondo.
A questo punto sono in grado di rielaborare la definizione precedente, tentando di impostare un vero e proprio slogan per un possibile manifesto:
"Trash è qualsiasi prodotto di comunicazione di massa che riflette un gusto scadente, rozzo, provinciale, tremendamente diretto, capace di suscitare profonde emozioni negli appassionati del genere.
Altresì il Trash è uno stile vita con un'anima propria: il modo di vestirsi, di parlare, di muoversi, di agire rispecchia totalmente i canoni classici di un' esistenza devota alla produzione di spazzatura d'autore."
Avete capito la sostanza del mio discorso? Esatto! È proprio la capacità di suscitare emozioni che differenzia la semplice spazzatura dal trash!
Ad esempio quando vedo un film con Alvaro Vitali oppure ascolto una canzone di Gianni Drudi non rimango indefferente. Anzi il mio corpo reagisce con una serie di segnali e di azioni inequivocabili: mi viene la pelle d'oca, penso a tutto il background che sta dietro la realizzazione di quell'opera, osservo con attenzione il tipo di recitazione, l'atmosfera, la scenografia…
Posso dire, in modo fermo e sicuro, che un buon prodotto trash è meglio di una scopata! (se vi trombaste quelle che mi trombo io anche voi la pensereste così…)
L'estate è sicuramente il periodo migliore per fare una bella ful immerscion in questo mondo. La gente è in vacanza, i ritmi si rallentano… e la televisione puntualmente, come i magistrati di Milano quando non hanno un cazzo da fare, ritirano fuori i vecchi scheletri dagli archivi.
Eh sì! Perchè purtroppo i prodotti trash non sono visti di buon occhio dalla gente comune. Vengono tenuti nascosti in vecchi scaffali in qualche sperduta cantina fino a quando, nel momento del bisogno, vengono spolverati e rimessi in circolazione.
Oppure peggio ancora – quasi a voler bollare come perversi chi li guarda – vengono passati in orari impossibili o su emittenti (radiofoniche e televisive) sconosciute…
Ma gli amanti del trash non demordono, non si fanno certo fermare da queste difficoltà. I fans se ne fregano di quello che pensa la gente, se ne fottono del fatto che rischiano l'emarginazione dalla società. I monnezzari amano e sostengono il prodotto trash… sempre e comunque. Siamo una setta e ce ne vantiamo!
Potrei aprire una rubrica periodica sui prodotti degni di nota… e credo lo farò. Per questa volta mi limito a segnalarvi alcune chicche che, in questo periodo estivo, sono diventate vere e proprie regine incontrastate della televisione italiana.
Inizio con l'annunciare, non senza emozione, che è tornato a girare uno degli spot che hanno fatto la storia della pubblicità italiana.
Un omino in bicicletta gira in mezzo al traffico caotico di una moderna metropoli, sulle spalle porta un attrezzo del mestiere di dimensioni enormi. Quasi subito viene fermato da un vigile in divisa.
Se ancora non avete capito, il dialogo finale dovrebbe chiarirvi le idee:
- Imbianchino: "Per dipingere una parete grande ci vuole un pennello grande"
- Vigile: "Non ci vuole un pennello grande ma un grande pennello!"
Parte lo slogan: PENNELLI CINGHIALE
Sipario, applauso.
Controllate il braccio… vi è venuta la pelle d'oca vero? Anche a me.
Ma non fermiamoci qui, analizziamo a fondo questo emblema della pubblicità trash italiana.
Tralasciando il significato sessuale che può assumere lo spot (gira voce che anche Rocco Siffredi abbia utilizzato la frase del vigile in un suo film hard) vediamo i caratteri salienti del filmato.
Innanzitutto balza alla nostra attenzione l'età del prodotto. Guardando il colore dell'autobus, il tipo di macchine in circolazione, i vestiti, la qualità della pellicola si può desumere che sia stato girato approssimativamente 200/300 anni fa… Sandra Milo era ancora una bambina.
La cosa bella è che alla ditta Cinghiale devono essere rimasti veramente soddisfatti se, dopo 20 anni, non hanno rinnovato la campagna.
Come non parlare, poi, della grande prova recitativa dei due attori. L'imbianchino, che ormai sarà morto sotto il peso del pennello da 5 quintali, aveva la stessa espressività di una triglia al mercato del pesce; la dizione non sembra essere il frutto di studi all'Actor's Studio e lui non è certo la risposta italiana a Paul Newman.
Il vigile, che sembra avere alle spalle qualche anno di esperienza in più, ce la mette tutta per essere credibile ma lo penalizza, forse, lo sforzo fatto per soffiare nel fischietto.
In ultimo, ma non meno importante, il fatto che la voce utilizzata per recitare lo slogan sembra essere quella sentita e risentita nei vecchi "Carosello"… veramente un salto nel passato.
Come avrete notato, gli ingredienti per un buon prodotto trash ci sono tutti… in special modo se aggiungiamo che lo spot sia stato riproposto ad anni luce di distanza dalla sua realizzazione.
Prima di concludere l'analisi, mi viene spontaneo ricordare un altro simbolo – di preistorica memoria – in lizza con i pennelli Cinghiale per diventare lo spot più brutto del secolo.
Qualcosa come "Da bere con gli amici, in compagnia, in ogni momento" e un sottofondo musicale di Mina vi ricorda qualcosa?
Aggiungo questa immagine e dovremmo essere a cavallo:
Fenomenale! È un po' che non si vede in giro ma lo spot della cedrata Tassoni è veramente un'opera magna del trash. La cosa interessante è che, al giorno d'oggi, la maggior parte dei ragazzi non abbia minimamente idea di cosa sia e come sia fatta una cedrata… ma alla Tassoni se ne fregano e pagano ancora per far girare la campagna… stoici!